mercoledì 30 aprile 2008

moona-tool

questa è la moona-tool per MilanoValencia
se ne vuoi una anche too, scrivi a mooncium@libero.it

martedì 29 aprile 2008

moona-tool

moona-tool per Liberamente
se anche tu ne vuoi una non esitare, non ghiastemmare,
manda una mail all'indirizzo mooncium@libero.it
e ti faccio il servizietto


intanto su Libmagazine

lunedì 28 aprile 2008

sorridere - per una buona causa

Barbara mi ha incatenato. Di solito sono restìo alle catene. Francamente mi rompo il cazzo. Ma stavolta va bene, e loro si impegnano molto. E mi sono pure divertito.

REGOLAMENTO
Raccontate nella forma che preferite (scritto, audio, video, grafica..) 6 "cose" che vi fanno sorridere. Chiedete a 6 blogger di fare altrettanto passando la catena a 6 amici Dopo aver pubblicato il post, segnalatelo all'anello che vi ha agganciatoAllegate al vostro post questa immagine.

http://www.comicomix.com/images/loscarabocchio/Regala_un_sorriso.jpg

Ecco le sei cose che mi fanno sorridere:
1. Il volto della mia donna quando le ho appena fatto uno scherzo, raccontato un aneddoto inventato senza capo né coda, senza morale, o uno stupido gioco di parole. O quando l’ho ubriacata con una successione di personaggi e recite… lei fa un’espressione sospesa fra il nervosismo e l’ilarità, comunque con i muscoli tesi nello sforzo di non ridere, ma poi sorride, ed io sorrido di più con gli occhi meno grandi dei suoi che quasi mi si chiudono.
2. Mia nonna, classe ’19, passata dal bombardamento del porto di Napoli alla battaglia di Montecassino, da un amore smarrito nella guerra a un fratello perso in Russia dopo l’armistizio. Mia nonna, classe ‘19 e Alzheimer avanzato, che non riesce più ad acciuffare i suoi pensieri e li sparge disordinati come petali secchi, ma che in quel legame svincolato fra pensiero e parola racchiude una sensibilità e una creatività che poco prima di commuovere incitano al sorriso.
3. Certa musica. Non so quale perché me ne accorgo solo quando iniziano a sporgermi i denti, che sorrido. Una musica primitiva che mi riporta a viaggi notturni mentre dormivo sul sedile posteriore della giulietta di papà, e s’andava in sicilia. John Lennon, Battisti e De Andrè delle vecchie musicassette di mamma. O musiche più ultime, di quando facevo il dio greco nelle piste della provincia di Napoli. E credevo che il mondo si riducesse a un triangolo laico.
4. Le donne a primavera, mi fanno sorridere, ché diventano tutte chiaramente belle, e le incroci per strada che profumano di sapone, che credono nei loro capelli e meno nei risvolti delle gonne che s’accorciano. E lo so. E tutte lo sanno. E questa condivisione di saperi è il puro innocente motore della nostra lurida specie.
5. Gli occhi dei miei due cagnoni. Leòn, il meticcio che osserva e impara più rapidamente di me (sono certo che al mio posto sarebbe già laureato), quando apre ogni tipo di porta, quando piega le orecchie e appende gli occhi se avverte che sono nervoso. Ed Elvis, il pastore tedesco finanziere, che cucciolo impetuosissimo non dorme mai e mai si ferma, che prima salta e solo dopo, forse, guarda dove atterra.
6. La pancia gonfia di mia sorella. Ogni settimana più gonfia. Mansuetamente tonda. Con l’ombelico che vuole esplodere e la pelle che si muove se la piccola scalcia – ah quanto scalcia! L’idea che lì dentro c’è un nuovo soggetto della mia vita, un nuovo paio d’occhi che di certo amerò, una voce inedita, un nuovo modo di camminare e muoversi, questo mi fa sorridere. Perché di gente nuova ne incontri in ogni istante, ma è solo passaggio. Questa è la prima volta che so, con certezza, che avrò un’altra anima prima ancora di averla.

Passo la catena a Egine, Ugolino, Emma, Marcoz, GiorgioDaSebenico, Gians.

mercoledì 23 aprile 2008

messaggio promozionale: la moona-tool!

Fai come me: se hai un debito o un credito verso qualcuno che non potrai mai incontrare – per motivi storici, o sociali, o introspettivi – fatti fare una vignetta che ritragga te e lui/lei/loro/quid e mettila come tool! Così ogni volta che aprirai questo remoto spazio virtuale (detto blogghe) te lo troverai di faccia e riderai, o sennò almeno non piangerai, o almeno vedrai qualcosa di colorato, o anche in bianco e nero a tua richiesta.
Ce n’è per tutti i gusti, per tutti i tipi, per tutte le turbe.
Come fare? Manda una mail all’indirizzo c.monacella@alice.it (è aggratis!) con ben specificato il nome e la professione del personaggio con cui vuoi essere schizzato, con ben specificato ciò che ti piace o che detesti del personaggio, e con allegata una foto in cui io possa chiaramente vedere il tuo volto (assicuro a tal proposito la massima discrezione, nel senso che ogni vignetta fatta è foto mai esistita: nenti vistu nenti sacciu).
Allora che aspetti? La vuoi la moona-tool? Scrivimi. Se sai scrivere.

moona-tool realizzate:



SalaDaTé
Precariamente
Ed il tempo crea eroi
Piano Sequenza


(in rigoroso ordine di prenotazione, mi pare)

martedì 22 aprile 2008

libmagazine

Poi c'è qualche riga che ho scritto sulla premiazione dei David di Donatello, qui.

io ci spargo il seme


L’amore oltre-calcistico che si prova per i tangheri argentini, senza risalire risolini fino a Omar e Diego santi mistico-anarchici, è l’unico frangente in cui l’essere-cafone diventa un valore estetico. E gli argentini, non tutti ma alcuni, proteggono quella scugnizzeria che ai tangheri napoletani si smussa all’incontro con le serie minori interregionali, laddove son legnate da boscaioli. Insomma Lavezzi perde palla perché un tristo difensore gli entra duro in fallo non diagnosticato, ma per via della metafisica della fascia laterale la palla gli ri-rotola al piede. Lui, scugnizza mente, decide che è l’ora della strada (ovvero è: «e miez ‘a via»). Guarda il tristo falcone di difesa di sopra, lo punta, poggia suola destra sulla palla e simula spostamenti a la derecha y a la izquierda, pues tzunami parte a destra, resiste alla trattenuta – «‘n miez ‘a via» l’arbitro, si sappia, non ha ragion d’essere. Ne salta un due trè che cercano chi coi tacchi chi coi pugnali di arrestarne il trottolare. Il quarto no che non ci sta: lo randella: lo alza da terra che mentre tocca terra gli altri già gli passano sopra. È la rissa, il Napoli lì vince la partita. Come quando ti capita il cafone per strada, il pessimo, la cui scala di virtù si misura in base alle conoscenze, al «a chi appartien’?»: Lavezzi e gli altri tangheri dimostrano di appartenere al sommo arnese del ballo, al piolo, al parquet, al palo, alla palla, e quanto più le appartengono tanto più ella sferica appartiene a loro. C’è conoscenza, biblica conoscenza, e la sodomia cui è soggetto il difensore ad opera dello scugnizzo è solo un perbene tentativo di divulgazione scientifica. La scienza non è un personalino, non resiste nell’individuo, non può, non sa. Essi così ricercano, sono scienziati che fanno atomica solo se c’è guerra e non per pecunia ma per un acerbo – e magari, chissà, anche mortuario – senso d’onore. Mi spiace per Totti – e mi spiace per Totti – ma lui no, lui è ortodosso, vive del riflesso del passato quanto un anfiteatro mezzo sgarrupato, e i piccioni meglio d’ogni altro vivente ne ammirano la postura, così imborghesita, così cristiana, così cristiana. L’unico italiano oggi, l’unico che gioca… Cassano.

[Poi ci sono gli Europei st’estate. Ai quali Cassano senz’altro non parteciperà. Perché l’Europa e le radici cristiane… perché l’umiltà e il socialismo delle coscienze, perché i pudori e le purghe, e le aspirine e i sudori, e le mignotte e le compagnie telefoniche, e gli spinelli di tabacco e quelli di canapa e quelli di omenti addominali, e i sigari che in campo non si fuma, non si fuma, solo se si suda… d’inverno… casomai, e l’impennata dei chewin’gum dal dì dei divieti, e i vapori e le croci appese e quelle rosse stese e tutti i divieti compresi quelli di morte (“divieto di morte!”), e le pippate nei bagni con i pomelli d’oro, e le pure urine pure dei figli dei dopati, e le anche e le panche, e andatevene a succhiare i midolli dei morti prima che si secchino ché le litanie mi fanno da doccia quando mi masturbo]

lunedì 21 aprile 2008

Nonostante sia, per l'uomo schivo, un
patrimonio una mezz'ora d'impressioni,
so solo di due voci che abbiano parola.
Qui e qui.

sabato 19 aprile 2008

pippa bacca

Questo blog è una stupida esigenza.
Quanto è stupido è anche comodo,
e quanto è comodo prima o poi diventa stupido.
Vestiamo in verde in onore e memoria di chi nè stupido nè comodo...
(qui per chiarimenti)

mercoledì 16 aprile 2008

la notte dei trombati, video munaciello


no photo, no flash

Il fatto che milioni di italiani non saranno rappresentati in parlamento è triste ma per niente anomalo. Questa società è sottilmente ma molto efficacemente oligarchica. Pochi partiti politici hanno dettato le linee, la struttura del parlamento ne sarà conseguenza, e da lì – dall’alto – sarà formata la cittadinanza – certo, esattamente l’inverso di come si dovrebbe, certo, proprio questo farfugliavo qui. Cioè, messo in moto questo meccanismo, i milioni di italiani non rappresentati dovranno gentilmente cambiare opinione. Se mancheranno in gentilezza (guarda caso fra i non rappresentati ci sono gli ambienti storicamente più prossimi all’italico terrorismo) saranno cacchi amari. È un golpe glorioso.

martedì 15 aprile 2008

FORTUNAE PLANGO VULNERA




o piuttosto rabbrividisco di piacere, ché al contrario di quanto in culla ateniese – e di lì a colla in culo a tutta la civiltà che là colse fiori – non è dato scollare aritmeticamente dal comico il tragico e versa-vice. A voce inversa, dunque, stabiliamo che l’idea è: quanto tragica sarà mai una grandinata calibro dodici a primavera? Caso vuole che la domanda s’autoeviri, poiché andrebbe anzitutto dimostrato, prima del quanto, se la grandinata sia tragica or not. Così, scalzati dalla formosa via della metafora, esplicitiamo che al Walter cinofilo non è bastata l’ultima carta, no; che Berlusconi non ha colpe ma solo meriti intuitivi; che l’elettorato è composto da gente; che la gente, la gran gente, fa l’Italia; che l’Italia, fatta da tal gran gente, è democraticamente fondata sul lavoro; che però ella vira dal sentimento democratico per una sua connaturata aspirazione alla metafisica, alla sovraordinazione. E la carne le sta stretta. Ella vuole lubrificare i condotti che portano alla genuflessione, in qualche maniera (to', maniera!) all’unzione e alla mistica. In tal modo, quanto polline in bocca a bave d’api, s’alza il fascino per la setta, per la congrega, per quel fluttuante cerimoniarsi del affondo una mano nel buio sperando di stringerne una più potente della mia si’ da carpirne energia, divinità. E poiché egli-l’unto è ai quattro venti un liberal, ne deriviamo che saprà governare per chi l’ha eletto sì, ma soprattutto per chi non l’ha eletto. È per questa ragione - ma più per sentimento - che, quasi a ricambiarsi in liberalità, il suddetto Berlusconi sarà spesso ospite di questi fogli telematici per i prossimi cinque anni – o per quanti i verdi carbonari armati vorranno concedere. Non è una dichiarazione di guerra. Piuttosto (rabbrividisco di piacere) una dichiarazione sessuale.


  • Dalla musica di sopra
    Piango le ferite di Fortuna con occhi colmi di lacrime: spietata mi sottrae i suoi doni. Vero è quel che si legge : porta i capelli in fronte, ma quasi sempre segue la calva Occasione. In alto io sedevo sul trono della Fortuna, cinto dai variopinti fiori del successo; ma se un tempo fiorivo prospero e felice, ora son caduto dalla cima privo di ogni gloria. Si volge la ruota di Fortuna : sempre più giù discendo; un altro sale in alto; esaltato oltre ogni misura sopra tutti un re siede sul trono - "stia attento alla caduta!"- sotto il mozzo della ruota leggiamo 'Ecuba regina'

domenica 13 aprile 2008

Reiderect


Questo blog tornerà a funzionare normalmente il g martedì 13.04.08,
Fino ad allora mi trovate qui. Per meglio capirci andate qui.

venerdì 11 aprile 2008

mettersi in gioco, giocare come alla messa quando avevi anni tot e le ragazzine altrettot e gli sguardi calavano barbari nelle camicette

è un gioco del soppy raccoon

Manderei a casa molto volentieri – sicchè tanta volontà leva condizionabilità al tempo e passo al – mando a casa molto volentieri ogni forma di leghistico scampanilìo, del tipo imbracciar fucili – contrastabili/decorabili assai saggia mente come tu coon dici a furiosi dildo. Imbracciar fucili, che poi si inspallano i suddetti se proprio li si vuole funzionanti… lega nord a casa dunque per questa superficialità di cognizione motoria-sparatoria; la lega di sotto tambièn a casa per l’ovvio anascrostismo dei mai carchi fucili siciliani che, più tosto ove non più duro, mai furono debracciati/despallati (!). Il mio voto andrà a Sir Wolter, perché è ora, perché è stagione, perché detesto l’alternanza, i ciondoli, le amache, gli orologi cucù, le altalene vuote mosse dal vento, e il vento invisibile che porta odore di fogna d’Arcore.
Vale.

Ehi, su libmagazine parlo di Kundun, un raro e prezioso Scorsese semi-d'annata

giovedì 10 aprile 2008

confidenze primaverili

Sono animale estremamente sincero, e la primavera mi turba. M’investe con una sottile, scivolosa, urgenza di ricambio. È per questo che ho rasato la boccia, perché nel corpo ci credo più che nel resto. E puff ti capitano le elezioni.
Coniugando il momento elettorale con l’urgenza di ricambio, conoscendo la radicalità della mia urgenza, ammetto che in tutta sincerità primaverile non basterebbe una tonnellata di schede a soddisfarmi: sarebbe un taglio loffio, corto nelle tempie e moderato in nuca, con accenno deturpante di frangetta. No, piuttosto, e quindi, è questo abbracciare i fucili, questa disperata richiesta d’affetto a incuriosirmi… comodo squagliarsela con il colore, comodo e fuorviante. Vediamo un po’.
Il momento della campagna elettorale è il più ridicolo. Personalmente detesto tutti, dai leghisti ai comunisti, da Casini a Veltroni, sommamente dal sommo Berlusconi a Fini, dalla Santadiché al Bertinotti. Lei ad esempio sa come deve apparire, fa la tosta, fa la sincera, fa il brusco e ruvido troione che è, ma si perde in un lurido e ottundente autunno. Lui, che tanto bene stava nella carica istituzionale, torna ai lavori di dialettica in cui nacque e per cui non era nato. Ma tutti indistintamente s’incravattano e dopo molte passate di fondotinta giurano a se stessi, in cuor loro, di dare il meglio. E lo danno. Ma il meglio, si sa, non vuol dir nulla messo così sciolto nella frase. Cosa vuol dire allora questo agio tutto di pomata che i politici italiani dimostrano per l’immagine che s’offre? Sembra un po’ che questa classe politica sia stata allevata apposta, in una concatenazione genetica, per apparir brillante al momento del porta a porta. Brillante, gravida di potenza, illuminata, propositiva, assolutista quasi all’ecclesiastico. Salvo poi svelarsi puntualmente, quando il trucco cade e s’increspa il phard, intensamente incapace di trascurare per un solo istante i suoi più bassi bisogni di pancia. Incapace, barcollona, intrallazzante, moscia, depallata, depilata, odiosa e sciaradesca.
Alla luce di questi elenchi, ora, quanto è più sincera, primaverile, la richiesta d’affetto d’inizio testo – quell’imbracciar fucili al primo quid? Speriamo dunque che tutti ci si colori così, compiendo finalmente il carnavàl da suramerica cui la nostra politica tende. Allora mi candiderò, giuro, e a primavera tutti dal barbiere!

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Libmagazine è aggiornato, o sennò s'aggiorna fra poco
Rapporto Confidenziale è on line con un nuovo numero

lunedì 7 aprile 2008

dichiarazione di v(u)oto

Clicca sull'immagine per ingrandirla.

Per appunti da ordinare, libri da fingere da ver davvero letto, corsi da parte citare
mancherò un pò più del più del solito.
Questo sarà un blog ampiamente trascurabile.

premi play
se proprio vuoy

giovedì 3 aprile 2008

il prezzo dell'indipendenza

A lunedì. Intanto ballate questa voce mutandina.
Clicca sotto
(Estelle feat. Kayne West - American Boy)

Su Libmagazine:
"Il prezzo dell'indipendenza" (clicca qui)
"Vogliamo anche le rose" (clicca qui)

mercoledì 2 aprile 2008

striscia del munaciello

(clicca sull'immagine se vuoi leggere i fumetti senza cecarti)
Intanto su Libmagazine si parla di Air France, del Tibet, e di Luigi Carletti.
Per le altre novità ti mando dal direttore.

martedì 1 aprile 2008

un minuto di baccano

Così, nel baccano, ne è morto un altro. È comoda consuetudine in casi del genere, quando il morto è un tifoso di calcio, e indipendentemente dalla pertinenza della disgrazia all’evento sportivo, che nei rettangoli verdi si commemori il fatto con un sano minuto di silenzio. Una reazione vuota oltre che comoda, come se da quel silenzio possa in qualche modo essere estratto un elisir. Ma non accade, giacché il silenzio abbisogna per sua natura di una sufficiente presenza di ragione perché sia reso fecondo.
Si trasforma quindi in una pausa, un’acquietante interruzione del filo logico che si fa rotta parallela di quell’altra interruzione, di quel minuto di baccano in cui, per ragioni – o torti – insondabili, ragazzi nel fiore delle forze tendono oltre il limite. Il silenzio e il baccano hanno lo stesso materiale linfatico, e nel loro reciproco richiamarsi giace il segreto del pasticcio che rende inesorabilmente cicliche queste vicende. Ieri Badia al Pino, oggi Crocette nord: cambiano le circostanze e il luogo, ma restano, in rigida successione, baccano e silenzio.
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(libmagazine)

variazione sul tema

Il tema sembrerebbe l’avere in pugno certe cose più o meno importanti, ma tal ninn’è. Mentre una trasmissione da milioni di spettatori è in balia di una pugnetta (sì, mi pare di aver capito che una dottoressa ha manomesso un tizio dalla bella giacca) a Milano va la Torre Eiffel o giù di lì – che senz’altro, vista l’altezza, giù di lì ti scapezzi. Quanta gioia quanti abbracci. La Moratti abbraccia D’Alema che a sua volta abbraccia Sgarbi che a sua volta abbraccia la Bonino che a sua volta abbraccia Prodi che a sua volta chi vuoi che non abbracci. Tutto dietro, in affollamento da capocchia sistina, l’è un totale smerciatoio di sorrisi a tutta gengiva che si distinguono i pranzi e i pasticcini del buffet. Uno ha un filo di lattuga fra gli incisivi, anche una bella carie e un molare che s’infradicia… ma se sarà lesto nella spartizione potrà permettersi il meglio dentista che c’è. Insomma piovono quattrini nell’immediato e senza più bisogno di mediazioni s’è tutti compagnoni e taralli senza buco e vino in gargarozzo. Financo che compare egli, il boss di Mediolana, il Berlusca ch’ove punta naserchia lì stai certo che c’è il fiuto, e dice, reduce dalle corde oniriche, d’esser stato utile con le sue conoscenze fra le titolarità del mondo, che poco poco sulla Torre Eiffel s’adda erigere lo statuotto suo col camoscino in capo e col panciotto.

Qui di fianco lo vedi in variazione rispetto a come l’hai visto su libmagazine.