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martedì 15 aprile 2008

FORTUNAE PLANGO VULNERA




o piuttosto rabbrividisco di piacere, ché al contrario di quanto in culla ateniese – e di lì a colla in culo a tutta la civiltà che là colse fiori – non è dato scollare aritmeticamente dal comico il tragico e versa-vice. A voce inversa, dunque, stabiliamo che l’idea è: quanto tragica sarà mai una grandinata calibro dodici a primavera? Caso vuole che la domanda s’autoeviri, poiché andrebbe anzitutto dimostrato, prima del quanto, se la grandinata sia tragica or not. Così, scalzati dalla formosa via della metafora, esplicitiamo che al Walter cinofilo non è bastata l’ultima carta, no; che Berlusconi non ha colpe ma solo meriti intuitivi; che l’elettorato è composto da gente; che la gente, la gran gente, fa l’Italia; che l’Italia, fatta da tal gran gente, è democraticamente fondata sul lavoro; che però ella vira dal sentimento democratico per una sua connaturata aspirazione alla metafisica, alla sovraordinazione. E la carne le sta stretta. Ella vuole lubrificare i condotti che portano alla genuflessione, in qualche maniera (to', maniera!) all’unzione e alla mistica. In tal modo, quanto polline in bocca a bave d’api, s’alza il fascino per la setta, per la congrega, per quel fluttuante cerimoniarsi del affondo una mano nel buio sperando di stringerne una più potente della mia si’ da carpirne energia, divinità. E poiché egli-l’unto è ai quattro venti un liberal, ne deriviamo che saprà governare per chi l’ha eletto sì, ma soprattutto per chi non l’ha eletto. È per questa ragione - ma più per sentimento - che, quasi a ricambiarsi in liberalità, il suddetto Berlusconi sarà spesso ospite di questi fogli telematici per i prossimi cinque anni – o per quanti i verdi carbonari armati vorranno concedere. Non è una dichiarazione di guerra. Piuttosto (rabbrividisco di piacere) una dichiarazione sessuale.


  • Dalla musica di sopra
    Piango le ferite di Fortuna con occhi colmi di lacrime: spietata mi sottrae i suoi doni. Vero è quel che si legge : porta i capelli in fronte, ma quasi sempre segue la calva Occasione. In alto io sedevo sul trono della Fortuna, cinto dai variopinti fiori del successo; ma se un tempo fiorivo prospero e felice, ora son caduto dalla cima privo di ogni gloria. Si volge la ruota di Fortuna : sempre più giù discendo; un altro sale in alto; esaltato oltre ogni misura sopra tutti un re siede sul trono - "stia attento alla caduta!"- sotto il mozzo della ruota leggiamo 'Ecuba regina'