venerdì 18 luglio 2008

appunti

(Una giovane insegnante d’anni fa insegnava a estrarre dalle palpebre colorate gli aspetti fisici della musica) Cosa che palpita vuole arachidi e vino bianco, non ossigeno. Chiusa nei luoghi neri, nelle curve ruvide dell’intestino, palpita. Una penna affilata scava chirurgie. Una penna rozza scortica la pelle. Un palpito dovrebbe uscirne {C’è un labirinto [Borges dovrebbe ungersi le mani e pararmi la pippa. Condizionale sacrosanto. Eppure l’architettura mi sconvolge la pigrizia (non so come facesse il pigro argentino, solo per questo gli negherei la varra: sacrosanto Luis, ritieniti libero per il weekend – faccio da me)] ma il labirinto percorso da un cieco è l’eccezione del labirinto. L’equivoco deve farsi sonoro, interno, finalizzarsi. L’equivoco interno non è più equivoco, ma malattia. La malattia è voglia di crescita. Il labirinto è una culla} Attendo suggerimenti di sordi tedeschi. [Una giovane insegnante d’anni fa insegnava a estrarre dalle palpebre rosse gli aspetti fisici della musica: Dio(niso) l’abbia in cura!]

4 commenti:

Anonimo ha detto...

... appunto!

gians ha detto...

con i tedeschi ultimamente non ci si sopporta.

gians ha detto...

ciao muna, ci sentiamo presto. :)

'o munaciello ha detto...

>>>DA appunto, e virgola!

>>>GIANS a presto e buone vacanze