Parleremo oggi di un granello di rimmel avariato – ...un vecchiaccio reazionario subdolo e malizioso… una colonna fecale portante… una turba bubbonica della comunicazione… – del torero Don Emilio Fidel. Quando il toro entra nell’arena è una lotta di colori: il nero trafigge il bianco del sole meridiano, il rosso rincorre e acceca, las banderillas engaňan: la sangre triunfando. Noccioline plaudenti, dentiere scoppiettano nei bicchieri, i divani sussultano, le pantofole sudate effondono auricchi: è arrivato il torero Don Emilio, la penna della pubblica morale, la sua pesante piuma, il vessillo, il possessore del solo verbo vero. Con aria truce il chicco di rimmel – naranja de Barcelona – dice che l’amica della povera bella accoppata in Costa Brava non la canta giusta. Quel suo “ora sono stanca, devo riposare” non canta giusto. Il torero le misura i passi, le scruta l’occhio e la naserchia: appronta la nerchia. Minchia de la Mancha, il giornalismo è religione e il microfono è totem! Il vero è tale solo ove (rap)presentato, solo nel tramite del sacerrimo cavo o catodo il vero è vero – lo sanno finanche gli ospiti di Auschwitz! Il torero Don Emilio non tollera, il torero. S’approssima alla ragazza, le danza il perimetro, coccola la brezza, calcola la brezza e – zac! – affonda la lama nella carne dura e ammalata: la ragazza… come può ora riposare mentre l’amica è morta? Forse esattamente come ha potuto lasciarla sola col mostro gordo a tre teste? Il torero Don Emilio insinua, scandalizza, atterrisce, calpesta le vie violente pintàndolas de rosas. La annienta. La sua platea di dentiere si cuoce nell’odio e nelle trame brutte. Il suo pubblico di zoccoletti in pensione e zoccolacce neofasciste osanna in olas la purezza dell’uccisione mediatica. Ogni invadenza morale è giustificata dalla appartenenza a cerchie moralmente indiscusse. Rimmel a sbafo nell’arena. Rena naranjata. Storia imbellettata, sacrificata all’altare di madonne puttane, e giù l’applauso degli impotenti con la scuppetta sotto al materasso. Don Emilio elegante freme, non teme. Conosce la virtù. Conosce tutto e il tutto applicato al tempo. È destinato a seggi celesti. Che il suo dio lo maledica. Che gli piscino sulla lapide intere popolazioni di cascanti lebbrosi. Che il vento corrotto dei morti gli perseguiti il cadavere e i suoi vermi, lo scheletro, la cenere, il nulla di odio e rimmel di cui è composto.
Viva el toro!
Muera Don Emilio!
venerdì 11 luglio 2008
Llanto en muerte de Don Emilio Fidel
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4 commenti:
puo darsi che da giorni mi trattenga/
troppo, dico, il bosso ha la sua parte/
ma la naranja sparsa per/
la terra, d'emilio, infine/
ti dico mi trastulla a inzaccherare
scusa
tosta e bella. intemerata d'altri tempi.
oggi è pure san firminio di pamplona, che tutti i tori gli trafiggano il culo.
>>> fahr, scusa di che? tu sei padron!
>>> gds, "tosta e bella", detto da te, mi fa nu piacere 'e pazz!
>>> gians, sai, come ultima immagine google offriva succose incornate.. ce n'era anche una simile al tuo auspicio.. però non volevo che la purga virasse sul comico.. vulevo 'a tragedia!
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