lunedì 8 giugno 2009

“Sì, io e Noemi ci amiamo”

Sì, io e Noemi ci amiamo”. Immaginate per un istante queste parole con stretto tono brianzolo, con le sibilanti che si scivolano addosso e le vocali posteriori chiuse. Dobbiamo fare un viaggio adesso, dunque immaginate che a parlare sia quell’omino televisivo, dietro alla scrivania nel suo studio, o piuttosto sul divano nel salotto col brandy in mano. Nel caminetto un tizzone dialoga col giallo. Uno, due quadri alla parete. Luce marrone ed intenso chiaroscuro, a reti unificate ovviamente. State immaginando? Io sì. La pelle d’oca. Un disco gira ruvido sotto la puntina mandando un piano delicato. Tutto è perfetto: l’evento storico del tipo: “Quando Armstrong andò sulla luna papà era a casa di zia Rosaria, che era l’unica nella corte ad avere la tivvù, e mia madre dormiva perché il nonno, duro comunista, era scettico verso l’america; l’11 settembre invece, era dopo pranzo ed io mi preparavo per andare al supermercato a comprare le patatine e la birra calda, e vidi lo schianto del secondo aereo”.
Sarebbe meraviglioso. Il nostro premier entrerebbe nella storia del costume europeo. Le copertine dei giornali sarebbero tutte loro – qui vi scappa un sorriso, non badate: è disperazione, – le ragazzine avrebbero una nuova fiaba da provare a rivivere, e i ragazzini avrebbero un nuovo eroe romantico, modello di virtù, coraggio e sprezzo della pubblica morale. Tutto ciò che è passato nella consuetudine soporifera della politica occidentale dalla caduta di Berlino del ’45 ad oggi, sarebbe interamente da rileggere alla luce di questa frase. Risentiamola, su: “Sì, io e Noemi ci amiamo”, e andiamo un po’ oltre: “e dopo aver lungamente meditato comunichiamo al paese la nostra intenzione di trasferirci a Villa Certosa”. Io lo adorerei. Sarebbe il culmine della sua parabola, il tratto più marcato della sua linea a tinte forti, della sua caricata caricatura vivente. Il colpo di teatro. Il mai di più. L’oltre. La fantasia al servizio della fantasia, l’inarrivabile genio, l’onnipotenza, la gioia, l’abisso di fiori, l’uragano di vulve.
Non so. Forse non sarà mai così, e il nano cadrà nella sua mediocrità fatta di lingua e tempismo. Ma quando guardo
le foto di Noemi che va al seggio, quando la vedo finalmente e di colpo così bambina, così incredibilmente teen, così fan dei… – a proposito, a tua sorella quale dei Take That piaceva? A mia sorella un certo Howard – così fan di chi oggi merita, quando vedo questa ragazzina infilata in una semitrasparenza nera, con occhialoni, capelli impeccabili e borsetta perfetta… e quando poi vedo sua madre, col seno duro, la bocca galleggiante e gli zigomi congelati, col ghigno da strega che ha la madre di Laura Dern in Cuore Selvaggio di Lynch… quando io vedo tutto questo penso che l’Italia è un grande paese. Il miglior paese in cui può vivere chi ha domande da porsi e risposte da trovare.

5 commenti:

davide ha detto...

sogno ad occhi aperti..
Love me tender, love me sweet, never let me go.

Ugolino Stramini ha detto...

Ferrara ha ragione, Berlusconi è un'opera pop; peccato che il riconoscimento sarà postumo.

Arte.

'o munaciello ha detto...

davide, è la giusta colonna sonora :))

ugolino, unico ed irripetibile.

GdS ha detto...

però dissento sulla ragazzina. a me fa impressione la faccia da trentenne che si ritrova. magari a sedici anni era angelica davvero (a fare da contraltare a quella troiona della mamma) ma in queste foto mostra la mutazione genetica che l'omino bufo ha attivato...

'o munaciello ha detto...

Sì, è vero che ha la faccia da trentenne. Ma di quelle tristi, appiccicate all'antirughe come fosse gin. Magari gin. C'è poesia (un gran tizio che racconta storie amava parlare di mogli alcolizzate, se non morte). Nell'antirughe no. Però così senza tacco mi sembra corta e penosa nel suo sorriso puerile. Il sorriso delle bambine che scoprono che oltre la barbie c'è tanto altro qui è aggravato dall'idea che tutto quell'altro sia già in mano. Per non dire altrove.