Impossibilitato a sconfiggerne la formidabile flotta, Napoleone decise di attaccare l’Inghilterra sui suoi interessi economici varando, col decreto di Berlino (novembre 1806), il cosiddetto “Blocco Continentale”. Per stravaganti ricorsi storici, e con una punta di sbeffeggio, lo sceicco Mansour usa la storia contro l’emule del nano corso sferrando un attacco, a mezzo dell’offerta di acquisto per Kakà, agli interessi economici di Berlusconi. La serratura di questa criticabile chiave di lettura è nella contestazione dei tifosi milanisti che al Meazza, contro la Fiorentina, mostrano una evidente quanto pericolosa scollatura dai vertici societari del Milan colpevoli di essersi resi disponibili alla trattativa. La strategia araba è: se la base si stacca dal vertice prima o poi la piramide crolla – un po’ come crollò Napoleone quando gli mancò l’esaltazione delle truppe tradite dalle ambizioni personali. Dunque l’offerta dello sceicco è un attacco all’impero politico-economico di Berlusconi.
Questa più o meno sarebbe stata la linea del pezzo se a dirigere Libmagazine avessimo avuto un epigono di fede (o Fede?). Tuttavia ci si guardi dal facile sarcasmo, e si badi che l’opportunismo, anche politico, ha una innegabile valenza nella questione calcistica, non tanto considerando il gioco elettrico di Pippo Inzaghi, quanto la panchina cui lo stesso Inzaghi, Shevchenko, e il messia Ronaldinho sono stati accomodati contro la Fiorentina. È una questione politica. Come tutto del resto. Ovvero, ammessa l’evidente impossibilità razionale di rifiutare un’offerta di 115 milioni d’euro circa, cosa bisogna fare per incanalare nel senso giusto la trattativa ricordandosi però di trattenere quella base popolare che nella fattispecie ha la sciarpetta rossa e nera?
Il momento è delicato, poiché i due fini si contrastano. Allora si fa così (e prenda appunti il Bonaparte): per dimostrare che Kakà vale tutti i soldi offerti – in un momento in cui la portata dell’offerta stride con la realtà finanziaria globale e con, ammettiamolo, il valore reale del calciatore – si toglie Ronaldinho dal campo perché notoriamente questi intralcia il raggio d’azione di Kakà che trova i suoi pregi nella forza fisica, nella velocità, e nell’ampiezza di spazio che le due cose richiedono. Ok allora, lo sceicco se ha guardato Milan - Fiorentina può firmare la carta. Ma la base? Le brigate rossonere? Come garantirsi l’appoggio giacobino e impedire la destabilizzazione dell’armonia arcoriana, della “pax galliana”? Ecco il colpo di genio: Shevchenko e Inzaghi fuori, dentro fisso il giovin Pato. Il piccolo brasiliano, che segna già da qualche turno con continuità, dopo la bella doppietta di domenica scorsa contro la Roma ti piazza un diagonale vincente anche con la Fiorentina: palo-gol! Il pubblico inizia a barcollare. I media gonfiano Pato, il papero, che si fa quanto un Gastone. Il sito ufficiale del Milan titola “Indubbiamente Pato” ricordando ai tifosi l’altissima media gol del fanciullo. Se a ciò aggiungiamo il fumo negli occhi dello speziato Beckham i nodi sono già evidenti. Come una pesca di tonni c’è la rete, solo che a finirci dentro non sarà Kakà, ma i soldoni del Mansour che padron Silvio reimpiegherà per ricostruire tutta la squadra. Palo-gol, appunto. D’altra parte il “Blocco Continentale” danneggiò più il resto d’Europa che l’Inghilterra, e la levata di capo dello zar – che costò al corso l’invincibilità e un brutto inverno – è motivata proprio da quel blocco.
In conclusione, indipendentemente dall’esito della trattativa, né Kakà, né Berlusconi, né lo sceicco guaderanno la Beresina, e nessuno di loro vedrà l’Elba o Sant’Elena se non in vacanza. Il gioco politico non assicura mai certa vittoria, ma la virtù strategica è nel disporre le truppe in modo da garantirsi un’ampia scelta di reazioni che non siano categoricamente imposte dall’avversario.
Non so, ma qui ci starebbe il vecchio “e tutti vissero felici e contenti”.
Questa più o meno sarebbe stata la linea del pezzo se a dirigere Libmagazine avessimo avuto un epigono di fede (o Fede?). Tuttavia ci si guardi dal facile sarcasmo, e si badi che l’opportunismo, anche politico, ha una innegabile valenza nella questione calcistica, non tanto considerando il gioco elettrico di Pippo Inzaghi, quanto la panchina cui lo stesso Inzaghi, Shevchenko, e il messia Ronaldinho sono stati accomodati contro la Fiorentina. È una questione politica. Come tutto del resto. Ovvero, ammessa l’evidente impossibilità razionale di rifiutare un’offerta di 115 milioni d’euro circa, cosa bisogna fare per incanalare nel senso giusto la trattativa ricordandosi però di trattenere quella base popolare che nella fattispecie ha la sciarpetta rossa e nera?
Il momento è delicato, poiché i due fini si contrastano. Allora si fa così (e prenda appunti il Bonaparte): per dimostrare che Kakà vale tutti i soldi offerti – in un momento in cui la portata dell’offerta stride con la realtà finanziaria globale e con, ammettiamolo, il valore reale del calciatore – si toglie Ronaldinho dal campo perché notoriamente questi intralcia il raggio d’azione di Kakà che trova i suoi pregi nella forza fisica, nella velocità, e nell’ampiezza di spazio che le due cose richiedono. Ok allora, lo sceicco se ha guardato Milan - Fiorentina può firmare la carta. Ma la base? Le brigate rossonere? Come garantirsi l’appoggio giacobino e impedire la destabilizzazione dell’armonia arcoriana, della “pax galliana”? Ecco il colpo di genio: Shevchenko e Inzaghi fuori, dentro fisso il giovin Pato. Il piccolo brasiliano, che segna già da qualche turno con continuità, dopo la bella doppietta di domenica scorsa contro la Roma ti piazza un diagonale vincente anche con la Fiorentina: palo-gol! Il pubblico inizia a barcollare. I media gonfiano Pato, il papero, che si fa quanto un Gastone. Il sito ufficiale del Milan titola “Indubbiamente Pato” ricordando ai tifosi l’altissima media gol del fanciullo. Se a ciò aggiungiamo il fumo negli occhi dello speziato Beckham i nodi sono già evidenti. Come una pesca di tonni c’è la rete, solo che a finirci dentro non sarà Kakà, ma i soldoni del Mansour che padron Silvio reimpiegherà per ricostruire tutta la squadra. Palo-gol, appunto. D’altra parte il “Blocco Continentale” danneggiò più il resto d’Europa che l’Inghilterra, e la levata di capo dello zar – che costò al corso l’invincibilità e un brutto inverno – è motivata proprio da quel blocco.
In conclusione, indipendentemente dall’esito della trattativa, né Kakà, né Berlusconi, né lo sceicco guaderanno la Beresina, e nessuno di loro vedrà l’Elba o Sant’Elena se non in vacanza. Il gioco politico non assicura mai certa vittoria, ma la virtù strategica è nel disporre le truppe in modo da garantirsi un’ampia scelta di reazioni che non siano categoricamente imposte dall’avversario.
Non so, ma qui ci starebbe il vecchio “e tutti vissero felici e contenti”.
6 commenti:
e che é successo?
kakà ha rifiutato su pressioni del berlusca per puro gusto di contraddire al muna?
anzi, il berlusca ha disposto le cose in maniera che a kakà spettasse la mossa.. il pupo poi belongs to jesus mentre lo sceicco to mohammad.. le solite guerre di religione
scusa ma io sto ancora cercando di immaginarmi la MIchelle ovvero le tette della donnona (nel senso che mi ricollego in ritardo al post sulle tette e, en passant, a quello su obama).
cioè io ero fissato con le tette sin da piccolo ed è una cosa che non ti si toglie più dalla testa. non mi sono mai pentito.
credo che le tette della fanciulla da te indicata siano la cosa più interessante del GF (anzi l'unica).
ne parlo spesso con mio figlio di sta cosa che è nato con mamma tettona ma ha fidanzata da 2a esagerando. e voglio che la mia prgenie cresca sana. come sarà il mio eventuale nipote? come mi cresce sto ragazzino se ha una mamma senza tette?
Ecco il GdS che mi lascia perplesso.
Le tette sono meravigliose.
Ma le tette non sono la misura della persona, meno che mai quelle al silicone, che al limite lo sarebbero in negativo.
Diamo a Darwin il posto che si merita, o meglio, non riduciamone la sua teoria: non riduciamoci a pensare che il gene che determina la misura del seno sia quello determinante per la continuità della specie. Quello può andar bene per le mucche.
uagliu', ecco come la vedo io: fianchi larghi e tette gonfie pigliano per i testicoli l'omo 'nimalo perchè promettono una giusta discendenza. I fianchi larghi favoriscono il parto, le tette gonfie sono nutrimento. Ora, ammesso che le due cose oggi, considerati il cesareo e il liofilizzato, hanno scarso peso effettivo, dobbiamo ammettere di essere ancora vittime di un piacevolissimo ricordo genetico. Più o meno. In fondo però, viva la tetta perchè viva il capezzolo.
Ugolino, mi costringi a ribadire le implicazioni ironiche (oltre che oniriche) dei miei assunti mammari.
Il mio immaginario erotico va al di là del silicone (di cui non saprei dire poiché non ho mai avuto modo di tastare con mano gli artefatti conseguenti) ma posso garantire che c'è ancora un sacco di gente al naturale in giro. Quanto alle teorie neo-darwiniste di ceruzz' diciamo che, nel dubbio, colei con cui ho sviluppato la progenie aveva (ed ha ovviamente) fianchi larghi e tette grosse. Nel dubbio ho preferito non rischiare...
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