Da LibMagazine
Siamo alla conferenza stampa che precede Italia-Francia. A domanda sulla sua probabile ultima panchina come coach francese, Raimond Domenech si rivolge al giornalista. Che non sa se quella sarà la sua ultima partita da cittì, ma che quella è l’ultima domanda della giornata, così dice, col suo muso da lupo. Senza dubbio antipatico. Eppure non si può non gradire questo tipo di comunicazione. Tanto più che la sua prima dichiarazione dopo le scoppole ricevute dagli azzurri non è sulla punta retroversa del piede di Henry, né sulla kamikazzata di Ribery, né sulla velocità che il suo monastero di sabbia e orgoglio impiega a collassare. No, lui dice che il suo progetto è chiedere alla moglie di sposarlo, come travolto, il lupo, più che dalla sostanza testicolare dei calciatori azzurri, dalla falda rosa che abbevera l’eliseo. Ammessa dunque l’umanità – non da melenso rotocalco ma da comunicazione surrealista – di Domenech, bisogna riconoscere che la lezione impartitagli da Donadoni non è di serietà, ma di tecnica. E parliamo della prima tecnica del cittì: la capacità poco surreale e ancor meno onirica di selezionare i calciatori migliori in quel dato momento, indipendentemente da auree pubblicitarie o storiche. L’errore del temporaneo affidatario degli orfani di Zidane è allora a monte, e risale a convocazioni strampalate scaturite da capricci personali o zodiacali. L’allenatore ad esempio non convoca i nati sotto lo scorpione, e ad occhio e croce anche l’autista del pullman francese, visto il quadruplo tamponamento causato all’arrivo allo stadio, dovrebbe essere frutto di calcoli astrali. Ma ancor più gravi le assenze di Mexes in difesa, di Trezeguet in attacco, di Frey in porta, e per di più la fiducia riposta in bufalotti neri quali Anelka e Govou, che contrapposte alle convocazioni quasi demagogiche di Donadoni (giustamente demagogiche in virtù di quel certo detto antico), hanno determinato la mollezza francese. Gli italiani invece hanno iniziato l’europeo quando hanno subito il gol della Romania, alla prima salita, come altrettanto antica usanza impone, e come la diga alpina forse ha educato. Sembra dunque raggiunto quel cantuccio di crosta terrestre da dove poi inizia la discesa. C’è solo da stabilire se questa durerà il tempo necessario per andarsi a giocare la finale. Buffon coi nervi così affilati da tagliare lo spazio, suggerisce di sì. Anche Cassano dice di sì, e lo fa quando in una partita giocata con lo scopo unico di far segnare Toni l’incantato si ritaglia solo due gesti personali, due tiri concettualmente sbagliati – ma si sa che il suo genio non è nel concetto. Gattuso e Pirlo, che mancheranno per squalifica nel quarto con la Spagna, e una difesa umorale, e il già accennato abisso d’incanto in cui è caduto Toni, dicono di no.
Passiamo la parola all’Olanda. Questa, eccola col tono del vecchio re, quello che giudica perché è il più forte con la spada, ha detto di sì. E lo ha urlato con due gol ai romeni proprio mentre mezza Italia denunciava l’immoralità altrui denotando una sorprendente sensibilità alle combine sportive, manco Van Basten avesse la voce palatale di Moggi. I commentatori più illustri annaspavano nello sforzo di ritenere nefasta per gli azzurri la scelta di Van Basten di schierare le riserve contro la Romania, ignorando o addirittura capovolgendo la camaleontica questione motivazionale: secondo loro le riserve, vogliose di guadagnarsi un posto da titolari, sarebbero state meno motivate dei titolari, che in realtà, guadagnatasi già la qualificazione, non avevano nulla per cui sudare. Tutto questo volendosi fidare del potere enorme del motivo, senza manco badare al fatto che una semplice vittoria in una competizione del genere porta in cassa alle federazioni alcuni milioni di motivi in foglietti di banca. Ecco allora dimostrato l’equivoco della stupidità del mondo del calcio. Essa non è mai in chi concretamente lo fa, quel mondo, ma in chi parlandone lo infetta della propria stupidità.
Ciro Monacella
Da LibMagazine - dove trovi anche una bella intervista a Eugenio Bennato
3 commenti:
e dov' è la stupidità?
dicevamo i campetti di fango..e che cazzo vogliono sti super muscoli d'acciao dalla pelota?
via, sacrilegio...
comunque il cuozzo meno male che c'è lui
Ciro?
----> fremba, poi il cuozzo non è bastato, gli tiravano la palla come fosse un'atomica, gli dicevano fra le righe d'erba: "dai tonino, caccia le stimmate"
----> ups, ci sono e non ci sono.. mi fantasmo
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