Visualizzazione post con etichetta joseph ratzinger. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta joseph ratzinger. Mostra tutti i post

venerdì 9 gennaio 2009

cinemuna: No Man, la vita di ratzinger in un film satirico

[anche su Metilparaben]

Giuseppe Razza Di Stro’ (cliccare sulla locandina a sinistra) ha sicuramente raggiunto la maturità professionale e con essa un livello di recitazione talmente approfondito nel controllo di ogni più impercettibile muscolo facciale da far quasi dubitare sulla sua capacità di uscire dal ruolo a riflettori spenti. Gettate ormai alle spalle le bizze di una gioventù irrequieta bruciata nelle birrerie tedesche e in poco raccomandabili circoli, mostra anzi di sentirsi a proprio agio nei ruoli meno sincopati, meno violenti, meno attivi, meno loquaci. “No Man” è una storia tagliata su misura per lui dalla Storia: un uomo con disfunzioni erettili pur di non metabolizzare l’inesorabile trascorrere del tempo, ed i suoi effetti sui delicati equilibri psicofisici della terza età, si affanna a denigrare a colpi di frequenti monosillabi stile mitraglia ogni fonte di gioia, ottenendo quindi per vie secondarie e poco coscienti l’effetto di moltiplicare la sua sofferenza proprio perché slacciata dalle cause. Nient’altro che la vecchia volpe con l’uva (non) buona. Pur nella stucchevolezza della trama, e nei suoi meccanismi ripetitivi fino alla soglia dell’ossidazione (riprodotti amabilmente da Giuseppe Razza Di Stro’ tramite un balbettio come se abbaiasse), il film osa la definizione di complesse dinamiche psicologiche che affascinano i critici ma allontanano il grande pubblico. E allora viene da chiedersi: tutta ‘sta arte, tutta questa preparazione, tutti ‘sti anni passati a studiare e a studiare e poi a ripetere e a limare e a perfezionare, nel momento in cui si scontrano con una realtà che ha ormai superato il dato oggetto di studio non è bene vadano riconsiderati per quello che sono: smanettii inaspriti dalla mollezza?

lunedì 15 dicembre 2008

cinemuna: joseph ratzinger in "come dio comanda"


Scrivi anche tu con Metil!

Il vecchio dilemma sul reale potere di Cesare, burbero nobilotto locale dalle finanze mal ridotte, in una provincia eccitata dalla propaganda reazionaria di Risto, un giovane e barbuto comunistello rom. Questo lo scenario in cui agisce Giuseppe – soprannominato dagli amici “ben detto” perché ha quasi sempre ragione, e quando non la ha sa a chi far parlare in sua vece per appropriarsene. Ben detto ha un cruccio: egli sa di poter ergersi a rappresentante di una nuova moralità ma i suoi compaesani sembrano ostinati a non voler riconoscere le sue doti da illuminato. Proprio a questo punto il regista – un testardo e visionario Salvatore Adognicosto, già autore di “L’ultimo comandamento è: penso io per te” e di “Lazzaro, prima cammini come si deve e poi forse ti alzi” –, sondando la realtà metropolitana più underground, inserisce potenti interrogativi su quale sia il senso della vita: se la vista, l’olfatto, il tatto o il gatto. Ebbene, il film di risposte ce ne fornisce, ma senza eccessiva convinzione, così da farci dubitare sulla scelta del protagonista ben detto di optare per la Via Violenta, quella perpendicolare alla Via di Damasco, di fianco alla stazione centrale. Lì, in un tono epico di rara ampiezza, ma con un realismo esasperato e crudo, avviene il duello finale tra ben detto e il giovane predicatore rom al quale tuttavia Giuseppe s’era ispirato. In gioco c’è il ruolo di contendente di Cesare, e come in ogni lotta intestina la storia vuole che a prevalere sia la fazione estremista.