sulle frequenze di Radio Munaciell'
Me Voy (trad. "io m'avvio")- canta el nino Fernando TorresCome volevasi dimostrare è stata bistrattata la pezza, di più: usata a mappina dai reds. Ma non ci spiace. Non ci spiace perché lo sport è un sublime gioco che vuole disciplina, attenzione, grazia, agonismo, bellezza. La speranza non rientra. La speranza, come la fede, compete agli uomini che cercano l’ultraterreno. Farne 3 al Liverpool è moltiplicazione di pani e soprattutto di pesci. Di pesci. Quindi Mancini. La sua faccia è bollita, l’occhio è lesso, vagamente triglioso, i capelli ben curati giurano che lo specchio ha un suo ruolo anche nel calcio, anche nella panchina. Così che a guardarsi il ciuffo che gradualmente s’argenta ti scappa di considerare l’umanità da pollame di Burdisso, un difensore disarmato e disarmante che ha zucchero in zucca tanto poco è il sale. Questo Mancini non lo sa. L’avesse saputo l’avrebbe sostituito dopo il primo cartellino giallo, arretrando magari il leoncino argentino con le gambe d’acciaio xaviero e inserendo quel gran figo. Mannò, l’argento del ciuffo acceca, brilla e quasi cuoce, così la faccia si fa ancor più lessa. Però il pubblico dimostra grande dignità e applaude, e i cronisti, questa tronfia e bassa manovalanza dell’informazione, si gongolano nel trovar valori in atti automatici e privi di senso, “bravi ragazzi, clap, clap, clap, bravi, ragazzi bravi clap!”. I calciatori non s’azzuffano come a Valencia un anno fa. Si stringono le mani. Mi fanno pena. Pensano probabilmente alla Lamborghini che faceva un rumorino strano e ora sta dal meccanico. L’operaio in curva applaude, afferra un pretesto per sentir comunque di aver detto la sua con grande nobiltà. La Lamborghini faceva invece un sibilo all’anteriore destra, la sospensione. L’operaio torna a casa con qualche euro in meno, ma si sente fiero per quell’applauso. “Bravi ragazzi, clap”. Qualcuno in campo invece mormora dell’arbitraggio, che così non va. Non mormora lo stesso dell’arbitraggio che invece gli sta dando il campionato italiano. Così non va. Si spegne ormai la luce sul comodino, domani sveglia alle quattro e mezza per timbrare il cartellino alle cinque, meno soldi in tasca ma è talmente bello uguale mentre in testa riecheggia un clap clap che sembra un tamburo, mentre in un bel ristorante un calciatore si concede un ricco vino bianco accanto all’orata, che il giorno dopo finalmente Lamborghini.
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martedì 11 marzo 2008
pazza pezza inter su radio munaciell'
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lunedì 10 marzo 2008
el miedo escenico è una pazza
Così nausea, brividi, mal di testa, pipì incombente, confusione, affanno, bocca secca, tachicardia, vuoti di memoria, pieni di stomaco, buchi, stacchi, voglia di fuggire, voglia di sparire, di sparecchiare, balbettio. Desde que el mundo fue pintado le pareti le soffitte e parimenti i pavimenti si sottopongono ai canali del ricevente tanto quanto il cicalare, notturno o diurno, del brusio che fa l’ambiente. Non appena il telo c’è la cordicella che lo tela via, lì si svela il gioco del pittore e il giogo cui pone garganta colui che del soggetto del pittar dichiara l’atto: l’osservatore e,
ancor meglio specificato, il vivitore. Colui che più che partecipare del vivere – sarebbe scevro vivente – si fa unico condensatore dell’esperienza – oh vivere la scena! Così che quando il toro entra nella corrida s’inebria degli odori degli aliti degli astanti, formaggi, mais, vini, e quando torero entra en la corrida s’abbevera al tanfo lucido dei neri crini, e quando Corrado entra en la caiola – essendo egli pappagallo – gli pare il mondo a strisce di presenza e di assenza alternanti, e quando il gallo entra nel pollaio gli si rizza la cresta se a cantare e schioccare son pullanghe a lui solo destinate. E quando i reds entreranno al Meazza, oh porca mazza, avvertiranno olor di carne che starnazza e, mollata la corazza ché la faccia all’interista è già paonazza, glie faranno di ramazza con contorno di linguazza; dopo, solo dopo, siederanno sulla tazza a mirar la bella chiazza con non poca ubriachezza che, si consenta la franchezza, non è segno di crudezza quanto sia di prodezza. Pezza, pazza Inter.

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