giovedì 26 marzo 2009

CASSANO NON SARA’ UN FULL METAL JACKET, MA NEMMENO LIPPI E’ MARADONA

da libmagazine

Marcello Lippi ha un ché di militare. Eppure Marcello Lippi è senz’altro un allenatore vincente. Allora probabilmente il gene militare garantisce nelle discipline sportive una migliore attitudine alla vittoria, perché in fondo si tratta di regolamentare, indurre all’obbedienza, inquadrare in sistemi di norme comportamentali – benché sportive – un manipolo di giovanotti dagli ormoni friccicarelli. Nel film di Kubrick il sergente istruttore Hartman riduce la recluta ad una spugna spersonalizzata attraverso metodi che Lippi senz’altro non adopera ma dei quali riassume l’intenzione: l’uomo è tale solo se nella collettività riproduce quanto appreso. In sostanza non si tollerano levate di capo poiché il fronte, pena la morte, richiede uniformità d’altezza fra la siepe e l’elmetto. Ed un caduto è un varco nello schieramento tanto quanto lo è un semidio, un uomo levatosi oltre il limite.
Antonio Cassano quel limite non ha idea di cosa sia, perché se nasci scugnizzo nel sud del mondo sei condannato alla pallottola o alla tivvù di Berlusconi; ma se nasci scugnizzo e genio non c’è niente che ti fermi e puoi, ad esempio, prendere un attaccante sbiadito che risponde al nome di Pazzini e riportarlo a suon di assist in nazionale. Tutto questo Lippi lo sa fin dai tempi del Divin Codino di Baggio che bistrattò manco fosse un vietcong. D’altronde il solo genio che l’esercito contempli è quel reparto che posiziona o rimuove mine, costruisce o distrugge ponti. Gente cioè destinata alle strutture più che alle sovrastrutture. Cassano invece supera le coordinate fisiche in ogni passaggio, in ogni dribbling dal tempo rallentato e spiazzante: un cecchino piuttosto, che scivola fra le rovine con un mirino digitale e che invisibile fa sbocciare nelle teste avverse garofani di sangue. Un solitario o un solista? Un monologhista. E allora niente di strano o indecifrabile, perché i proiettili a doppia blindatura del film sono le stesse reclute che dall’addestramento escono con la professione del killer tatuata sull’elmo e impressa nel dito gelido sul grilletto. Un corpo compatto e solido che non arretra, che non teme, che ferito si rialza con intatta sete d’omicidio… come la nazionale che ha annientato la genialità di Zidane incassando in petto una testata scugnizza.
Vale, Cassano con nostro sommo dispiacere non giocherà mai nemmeno un minuto nell’Italia dell’istruttore Hartman perchè quando il generale torna vittorioso ha l’ultima parola su tutto. Basta solo che quella in Sudafrica sia l’ultima. Asì, vamos Argentina!

4 commenti:

Unknown ha detto...

el potrero y la pelota no se mancha, vamos sopra le nuvole come sempre

'o munaciello ha detto...

grazie eginone :))

alfredi ha detto...

guagliu'

allora stavolta si va

amore coca e fantasia

vamos argentina

el potrero no se mancha

pero' a forza di fumo e alcohol io non corro piu'

DA ha detto...

Nemmeno lippi è sacchi, vorrai dire
e non c'entra che il primo è stato primo e il secondo secondo; altri tempi altri anni. si parla di fosforo calcistico; d'innovazione,
di non conformismo; di padri nobili e di figli puttane gea...
p.s. allora 'sto napoli m'han detto che siccome i giocatori non vengono pagati quanto vorrebbero, quanto gli altri grandi, allor apiantano le grane: giocano male, perdono, GIOCHICCHIANO: ASPETTANO IL GRANO... che qualcuno che mieta già ce l'hanno.